Sebbene quando si parla di innovazione si pensi spesso alla Silicon Valley, il movimento Maker e – più in grande – la INDUSTRY 4.0, sono fenomeni ben poco Californiani. Innanzitutto, i Maker nascono ufficialmente a Boston, nel 2003. Epicentro di tale nascita è – al solito – il MIT (Massachusetts Institute of Technology), dove il […]
Sebbene quando si parla di innovazione si pensi spesso alla Silicon Valley, il movimento Maker e – più in grande – la INDUSTRY 4.0, sono fenomeni ben poco Californiani.
Innanzitutto, i Maker nascono ufficialmente a Boston, nel 2003. Epicentro di tale nascita è – al solito – il MIT (Massachusetts Institute of Technology), dove il Prof. Neil Gershenfeld tiene un corso dal titolo: “How to Make (Almost) Anything”.
L’idea – allora folle – di Neil era quella di considerare l’hardware come fosse un materiale e – usando lo stesso approccio che si ha con il software – provare a realizzare una vera magia: “trasformare i bit in atomi“.
Allo scopo di “trasformare la materia” Gershenfeld crea un laboratorio con le primissime stampanti 3D, macchine da taglio laser, hardware open source e software di progettazione. Ma non solo: Le regole di Gershenfeld prevedono la collaborazione tra gli utenti del lab e la massima condivisione della conoscenza. Nasce il FabLab: il primo laboratorio in cui digitale e fisico si incontrano.
Un paio di anni dopo, alla Etech (Emerging Technology Conference di San Diego, CA) viene presentata la rivista MAKE: evento che segnerà il passaggio del movimento Makers, dal laboratorio al primo stadio di un fenomeno di massa.
Dal 2003 ad oggi, i “maker-space” si sono moltiplicati su tutto il pianeta e -se abitate in un capoluogo- probabilmente ne avete già uno anche nella vostra città.
Chi sono i maker
il punto è che il Maker è una persona che vuole creare qualcosa con le proprie mani e – per farlo – predilige usare strumenti basati su tecnologie digitali. La condivisione della conoscenza è un obiettivo importante e -molti progetti di Makers- si basano su quanto realizzato in precedenza da altri.
Da un punto di vista “alto” i makers sono – a pieno titolo- protagonisti della prossima rivoluzione industriale, anche detta “Industry 4.0”.
Si tratta di un processo di modernizzazione dell’industria (tipicamente manifatturiera) soprattutto Europeo e che è basato sulla digitalizzazione dei processi. I Makers, in questo ambito, sono un enzima che velocizza il processo di trasformazione, usando spesso scorciatoie tecniche e a basso costo a cui -tradizionalmente- l’industria non ricorre.
Più prosaicamente, i Makers sono un drappello di panettieri, bancari, professori di liceo, designer, programmatori, ricercatori, artigiani di ogni tipo, che usano la tecnologia per risolvere un loro piccolo problema.
Queste persone, armate di una stampante 3D ed una scheda elettronica, innaffiano le piante del proprio balcone, muovono dei piccoli automi, rendono intelligenti oggetti e ambienti o -talvolta- lanciano dei satelliti in orbita.
Perché una guida Arduino-like
Perché Maker – probabilmente – non si nasce. Maker si può diventare in molti modi. Potrebbe emergere – ad un certo momento – la voglia di cimentarsi con la scrittura di un programma che vada oltre i tradizionali computer e agisca nel mondo reale; oppure, si potrebbe aver voglia di costruire un automa, un orologio con display, una battaglia navale, un contapersone, e mille altre cose.
Oggi abbiamo tutti i pezzi – hardware e software – per dare forma ai nostri progetti. Serve un saldatore, qualche cavo, un minimo di capacità di scrittura di software e… una board attorno alla quale costruire la soluzione e serve una guida, per capire quale piattaforma scegliere, perché non sono tutte uguali.
Tutti conoscono Arduino, piattaforma open source hardware usata in centinaia di migliaia di progetti per automatizzare le azioni più disparate. Poi, a seconda delle necessità, esistono “n” altre soluzioni. Si va dalla schedina I/O più basica sino a dei veri e propri “minuscoli” computer ai quali è possibile affidare compiti complessi.
Per orientarsi tra le diverse opportunità, capire le piattaforme a disposizione e scegliere quella giusta per i propri progetti abbiamo voluto distribuire questa guida alle Board Arduino-Like che è stata messa a punto dalla Design Group Italia: una design firm italiana con una grandissima tradizione nel design di prodotto che – da qualche ann o- si occupa di come far evolvere i prodotti in ambito digitale. L’Internet delle cose, e i servizi a questa legati, sono la loro attività quotidiana e questa guida ai micro-controllori, un regalo che hanno voluto fare ai lettori di Digitalic. “ARDUINOLIKE BOARDS: A SHORT HARDWARE REFERENCE GUIDE FOR MAKERS” serve proprio per ispirare i maker e guidarli nella scelta della piattaforma ideale.
Come ultima nota, vorremmo aggiungere una riga riguardo l’Italianità di questi sistemi. Sarà infatti per via della naturale propensione al “fare artigiano”, ma l’Italia è una delle nazioni in assoluto più rappresentate in fatto di microcontrollori e board per Makers.
In questa guida, non troverete soltanto la celeberrima ARDUINO (nelle sue varie versioni) ma anche le altrettanto italiane UDOO e DQUID.
Evidentemente, in Italia, in questo settore abbiamo qualcosa da dire.
La vera sfida/opportunità
Nell’idea originale di Gershenfeld, i laboratori dei makers -diffusi in una rete globale- avrebbero dovuto garantire la possibilità di collaborare, condividendo conoscenza, pratiche, progetti e -in teoria- essendo in grado di riprodurre localmente la creazione di oggetti/prodotti sviluppati altrove.
Alla base di tale capacità, come è ovvio, c’è la Rete Internet e le buone pratiche, ma anche l’utilizzo di un certo numero di tecnologie/macchinari standard.
Noi di Digitalic, non sappiamo dire se l’idea originale di Gershenfeld è quella che si imporrà globalmente. Al momento, il fenomeno dei Maker è in preda ad una rapidissima consumerizzazione: è diventato evento pop, negozi, corsi elementari e mille altre cose.
Se c’è qualcosa da inventare, probabilmente, questo ha oggi tante possibilità di emergere da una grande centro di R&D come di essere “inventato” da un qualche Maker in giro per il mondo.
Ovviamente però tutto questo dipende dagli obiettivi che ci si impone.
È importante che – al di là della fase di auto-formazione di ogni makers- si giunga rapidamente ad una fase matura. Una fase in cui si è capaci di darsi obiettivi alti; di raccogliere le grandi sfide – mentre – di sistemi per irrigare automaticamente le piante in balcone non abbiamo oggettivamente più bisogno.
Essere Maker non può e non deve essere un semplice nuovo hobby alla moda. Certo anche quello è già un risultato utile ma… l’opportunità è ovviamente cambiare – in meglio – il mondo.