4 domande sul cloud a cui bisogna ancora rispondere

Negli ultime mesi ho visto che tutto ciò di cui fruisco in ambito entertainment si è smaterializzato e, nel contempo, ha assunto una nuova “consistenza”.


ZAC!

Negli ultimi mesi ho visto che tutto ciò di cui fruisco in ambito entertainment si è smaterializzato e, nel contempo, ha assunto una nuova “consistenza”. La fisicità di è persa nel cloud, o meglio, si (ri)trova in esso

di Emanuela Zaccone*

Ho iniziato ad usare Grooveshark nel 2009, poi Spotify nel 2011 quando vivevo in Inghilterra. E ne ho sentito fortemente la mancanza finché non è stato disponibile anche in Italia. Quando possibile, acquisto i videogame direttamente da PlayStation Network, dallo store di Xbox One o da quello Nintendo. I libri li compro su Amazon per il mio Kindle e quando voglio vedere un film uso Sky On Demand o lo acquisto su Xbox o Playstation.
Non fraintendetemi, sono sempre stata una collezionista, ma spesso sono fuori per lavoro e desidero fruire dei contenuti ovunque. Mi sono resa conto di aver pian piano perso l’abitudine di acquistare supporto fisici, se non quelli necessari a fruire dei contenuti stessi: console, TV, computer, e-Reader e ovviamente tablet e smartphone.
Troppi forse, ma relativamente pochi se pensiamo che difficilmente riusciremmo a traslocare tutta la nostra libreria, la videoteca e i videogames in una sola grande scatola. Non vi sto dicendo nulla di nuovo: gradualmente negli anni ci siamo abituati ad avere i nostri documenti sempre con noi grazie al salvataggio in cloud, eppure è interessante osservare come – ancora una volta – sia l’entertainment a guidare l’adozione massiva di certi comportamenti. I contenuti che voglio, quando li voglio e dove li voglio.
Tutto perfetto, vero? Non proprio, o meglio, ci sono ancora alcuni punti aperti da sciogliere.

La sicurezza delle transazioni economiche per l’acquisto di beni online: nodo annoso e per certi versi problematico. Il problema delle frodi non è stato del tutto risolto anche se i rischi rispetto a qualche anno fa si sono notevolmente ridotti. Cosa cambia tuttavia con l’introduzione delle criptovalute? Possono diventare la modalità di pagamento delle transazioni online per l’acquisto di questo tipo di servizi?

La velocità delle reti internet: sembra un problema marginale, ma provate a guardare un film in streaming e poi ripensateci. Un consiglio: quando possibile usate sempre un cavo LAN. Il wifi spesso è ancora inaffidabile (purtroppo).

La tutela dei dati: vi ricordate il furto delle foto di celebrities via iCloud di qualche mese fa? Le opinioni, online e non solo, si sono polarizzate sostanzialmente su due posizioni nette: “Peggio per loro che salvano le foto nel cloud” e “si tratta di un furto vero e proprio perché sono immagini private”. La verità è che la tutela dei dati in cloud andrebbe considerata come un diritto: ovviamente mi aspetto che i miei dati siano protetti, non è concepibile che qualcuno possa rubarli. È come se venissero a rubare nel cassetto di casa mia e dire che è colpa di chi si fida del cloud non è certo una soluzione. Ma la fiducia va conquistata.

Rendersi utili con i propri comportamenti: Netflix ha costruito una fortuna non solo grazie a un servizio eccellente ma anche in virtù della sua capacità di raccogliere, analizzare e mettere a frutto i dati di comportamento dei propri utenti. I film o le serie TV che vengono acquistate o noleggiate, il successo o meno delle original series, le conversazioni sui Social Media relative all’azienda e ai suoi prodotti, che indicazioni forniscono? Come possono aiutare a costruire nuovi prodotti e quindi redistribuire valore?

Modelli di business: diciamolo in sincerità, in molti casi c’è chi ritiene ancora che la mancata fisicità sia una delle motivazioni che scoraggiano l’acquisto. In molti casi vi sentirete dire: “Perché devo pagare per qualcosa che di fatto poi non possiedo?” In realtà non è così. Un libro su Kindle non potere odorarlo, ma lo porterete sempre con voi (spazio permettendo). Senza dubbio è fondamentale che a una percezione del valore si associno modelli di business che vanno incontro a esigenze e aspettative degli utenti. Non è un caso se l’approccio all-you-can-eat sembra riscuotere successo. Elimina l’indugio da acquisto singolo e in realtà ottiene l’“effetto palestra”: per mesi continuerete a pagare l’abbonamento ma non necessariamente ne fruirete pienamente. Sono ipotizzabili modelli alternativi? Probabilmente sì ma non ad alto costo. In tanta smaterializzazione, se avete creato delle copie fisiche di backup non dimenticate di prestare attenzione ai supporti necessari per leggere i dati. Vint Cerf ci ha avvisati: “Se avete una foto alla quale tenete davvero, stampatela”.

 

* Emanuela Zaccone, Digital Entrepreneur, Co-founder e Social Media Strategist di TOK.tv Ha oltre 7 anni di esperienza come consulente e docente in ambito Social Media Analysis e Strategy per grandi aziende, startup e università. Nel 2011 ha completato un Dottorato di Ricerca tra le università di Bologna e Nottingham con una tesi su Social Media Marketing e Social TV.
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4 domande sul cloud a cui bisogna ancora rispondere - Ultima modifica: 2015-05-08T18:07:53+00:00 da Francesco Marino

Giornalista esperto di tecnologia, da oltre 20 anni si occupa di innovazione, mondo digitale, hardware, software e social. È stato direttore editoriale della rivista scientifica Newton e ha lavorato per 11 anni al Gruppo Sole 24 Ore. È il fondatore e direttore responsabile di Digitalic

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